Vai al contenuto

Bambini soldato
in Sud Sudan:
una crisi
invisibile
e persistente

In Sud Sudan, la realtà dei bambini soldato continua a rappresentare
una delle emergenze umanitarie più gravi e meno raccontate al mondo.
È l’eredità di anni di guerra civile, instabilità e povertà estrema.

Migliaia di minori coinvolti

Non esiste un numero preciso di minori arruolati, ma si stima che oltre 19.000 mila bambini e bambine siano stati reclutati o utilizzati da forze armate e gruppi armati. I numeri reali potrebbero essere però significativamente più alti, a causa dell’assenza di registri anagrafici e della difficoltà di documentare ogni singolo caso.
Questi bambini perdono la possibilità di andare a scuola, vengono separati dalle famiglie e trascinati in un mondo segnato da violenze e abusi. I loro diritti fondamentali vengono sistematicamente negati.

La situazione oggi

I dati più recenti mostrano che il fenomeno non accenna a diminuire. Negli ultimi anni, centinaia di bambini sono stati reclutati e usati da forze o gruppi armati. Nel 2023, il reclutamento è stata la violazione più frequente tra quelle monitorate dalle Nazioni Unite. Nel periodo più recente (2023 e inizio 2024) non si osservano miglioramenti significativi. Questa tendenza desta forte preoccupazione, soprattutto con l’aumento delle tensioni politiche e l’aggravarsi della crisi (anche a causa dei rifugiati in arrivo dal conflitto nel vicino Sudan).
Per questi motivi, il ricorso ai bambini soldato potrebbe addirittura intensificarsi nel corso del 2025.

I ruoli dei bambini nei conflitti

I bambini soldato non sono solo armati in prima linea. Molti di loro ricoprono ruoli di supporto alla guerra nei conflitti, che li espongono a forme altrettanto gravi di sfruttamento. Secondo i Principi di Parigi, anche loro rientrano nella definizione di bambini soldato. Molti bambini soldati in Sud Sudan sono spesso usati come messaggeri o spie (per trasportare informazioni e raccogliere dati di intelligence), come portatori di munizioni, cibo e equipaggiamenti pesanti, come cuochi e persino come guardie del corpo dei comandanti. In altri casi vengono utilizzati per fare la vedetta o per svolgere mansioni di pulizia nei campi militari.
Le bambine, pur rappresentando una percentuale minore dei bambini soldato, subiscono spesso destini particolarmente drammatici: molte vengono utilizzate come schiave sessuali o date in “mogli” forzate ai combattenti adulti, subendo abusi sessuali sistematici. In sintesi, non tutti i bambini soldato portano un fucile, ma tutti, maschi e femmine, sono vittime di grave sfruttamento – dal combattimento diretto ai servizi ausiliari e abusi di vario genere.
Va inoltre evidenziato il fattore età: la maggior parte di questi minori ha tra i 15 e i 17 anni, ma non è raro che vengano coinvolti anche bambini molto più piccoli. Ci sono vari casi documentati di bambini di 12-13 anni e persino sotto i 11 anni costretti a unirsi ai ranghi armati.

I responsabili

In Sud Sudan, sia l’esercito governativo, le Forze di Difesa del Popolo del Sud Sudan (SSPDF), che gruppi armati di opposizione, come il SPLM/A-IO, sono coinvolti nel reclutamento di bambini soldato, insieme a milizie locali e forze paramilitari.
Nonostante accordi e piani d’azione per porre fine all’impiego dei minori – l’ultimo firmato nel 2020, sia dal governo che dai ribelli – il reclutamento continua. La mancanza di sanzioni o condanne efficaci ha alimentato un clima di impunità.
Tra i responsabili figurano anche entità armate statali non direttamente coinvolte nei combattimenti, come la Polizia Nazionale e il Servizio della Fauna Selvatica. Questo dimostra quanto il fenomeno sia diffuso in tutto l’apparato armato del Paese.
Le modalità di reclutamento spesso sono forzate o coatte: molti bambini vengono rapiti dai villaggi o dai campi profughi sotto la minaccia delle armi, mentre altri vengono ingannati o persuasi ad unirsi con promesse di cibo e “protezione”.

Juba: gli sforzi di sensibilizzazione

Al momento nella capitale Juba non si registrano scontri armati ma la città riveste un ruolo importante nell’affrontare il fenomeno dei bambini soldato. Qui,  hanno sede le istituzioni governative e gli uffici delle Nazioni Unite ed è il centro delle cerimonie ufficiali e degli impegni pubblici contro il reclutamento. Ogni anno, il 12 febbraio, Giornata Internazionale contro l’uso dei bambini soldato, si tengono eventi per riaffermare la “tolleranza zero”.
Inoltre, spesso i minori reclutati nelle province più remote transitano per Juba, ad esempio durante le fasi di smobilitazione o riorganizzazione delle unità militari.
In alcuni casi, è stato proprio nella capitale che alcuni bambini in procinto di essere arruolati sono stati individuati e sottratti ai gruppi armati. Le autorità locali e le comunità stanno cercando, anche se con molte difficoltà, di rafforzare una vigilanza attiva per identificare e proteggere i minori a rischio.

La nostra risposta

Still I Rise è pronta ad aprire, proprio a Juba, una Scuola di Emergenza pensata per i bambini più vulnerabili, tra cui quelli che sono stati soldati, che hanno vissuto tra le armi, nella paura, spesso senza mai entrare in un’aula scolastica.
La nostra Scuola offrirà istruzione gratuita, pasti caldi, cure mediche, e soprattutto supporto psicologico per affrontare i traumi vissuti. Non sarà solo un edificio: sarà un rifugio sicuro, dove ogni bambino potrà ritrovare la propria dignità e costruire un nuovo futuro.

Fonti: Rapporti delle Nazioni Unite (Segretario Generale su Bambini e Conflitti Armati), UNICEF South Sudan, Human Rights Watch, Radio Tamazuj, Anadolu Agency, Watchlist on Children and Armed Conflict

Sostieni
Still I Rise

Con la tua donazione regolare potrai cambiare il destino dei bambini più vulnerabili del mondo.

Dona ora