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R.D. Congo, voci dalla miniera di Mutoshi: «Rischiamo la vita per 10 dollari al giorno»

Meschak vive a Kolwezi, uno dei distretti minerari più importanti del mondo, situato nel Sud della Repubblica Democratica del Congo. Lavora nelle miniere di Mutoshi, sfidando ogni giorno il rischio di incidenti, frane e malattie infettive causate dalle polveri tossiche. Suo figlio Arthur è uno degli studenti della Scuola di Emergenza e Riabilitazione che Still I Rise ha aperto a Pamoja, con l’obiettivo di sottrarre bambini e adolescenti dal lavoro nelle miniere e reintrodurli nel sistema scolastico statale.

Come Meschak, migliaia di uomini, donne e bambini lavorano ogni giorno in condizioni estremamente difficili per estrarre il cobalto che alimenta i nostri smartphone. Qui riportiamo la sua testimonianza, primo capitolo di “Through Our Voices,” un progetto di advocacy Still I Rise nato per raccontare quello che succede nei Paesi in cui operiamo attraverso le voci dei nostri studenti e delle loro famiglie.

«La mia famiglia è composta da 10 persone: mia moglie, i miei 8 figli (6 maschi e 2 femmine) ed io. Veniamo dalla provincia di Haut-Lomami, nella Repubblica Democratica del Congo Ma attualmente viviamo nel distretto di Kakifuluwe, a Kolwezi.

Ho studiato poco, mi sono fermato alla scuola secondaria. Attualmente lavoro come minatore.

Ho iniziato nel 2012 e lavoro in miniera da 11 anni. In questo momento lavoro nelle miniere di Mutoshi e mi occupo di entrare nei luoghi di scavo e nei pozzi per trovare rame e cobalto. A volte lavoro con uno dei miei figli. Sono un minatore artigianale e non faccio parte di una cooperativa. Nella miniera in cui scaviamo ci sono le cooperative ma invece di tutelarci approfittano del nostro lavoro.

Vendiamo minerali a prezzi diversi a seconda della qualità estratta.

I nostri acquirenti cinesi hanno macchine chiamate Metorex, che usiamo per scoprire la qualità dei minerali. Dopo aver estratto il minerale, lo puliamo dalla terra in eccesso, e prima di pesarlo, misuriamo anche il peso delle borse con cui lo trasportiamo utilizzando la bilancia. Ad esempio, un sacco di rame da 100 kg, la cui purezza è del 17%, viene attualmente acquistato per 240.000 fc (96 $US). A volte è possibile trovare minerali con un valore basso del 6%, 10% o addirittura 3%, e in questi casi il prezzo diminuisce. Se il grado è superiore, il prezzo aumenta.

Il mio reddito giornaliero dipende dalla produzione e dall’impegno che mettiamo nel lavoro. Devi lavorare diversi giorni per trovare abbastanza minerali da vendere.

Se produciamo molto, guadagniamo di più; se produciamo poco, guadagniamo meno. Di solito lavoro una settimana per ottenere un sacco di rame da 100 kg. Se l’acquirente mi dà il 14% del valore, guadagnerò da 150/170.000 fc (60/68 $US) . Posso dire che la media del mio reddito giornaliero può essere di 22.000 fc (9,7 $US).

(N.d.R. anche se l’estrazione mineraria artigianale può rappresentare una fonte di reddito più elevata, la povertà rimane diffusa in molte famiglie. Secondo le stime, il 73% delle famiglie nella RD Congo vive con meno di 1,90 dollari al giorno. Uno studio pubblicato nel 2017 ha rilevato che il 90% delle famiglie che vivono nei dintorni di Kolwezi guadagna meno di 1 dollaro al giorno.)

Nel lavoro delle miniere artigianali ci sono molte difficoltà e rischi. Ci sono morti in ogni momento, frane e incidenti.

Ad esempio, scendendo dal pozzo si può inciampare e cadere, è molto profondo. Alcuni pozzi hanno una profondità di circa 50 metri, e per raggiungere i minerali dobbiamo scavare una buca di 50 o 60 metri. Poi, quando troviamo i minerali, proseguiamo scavando in posizione orizzontale dei cunicoli di 300 o 400 metri.

Non ci sono scale , basta scavare delle piccole buche alle estremità del pozzo che chiamiamo “poké” e che utilizziamo per appoggiare i piedi quando saliamo e scendiamo. A volte usiamo una corda per mantenere l’equilibrio.

Per sollevare i sacchi minerali, esistono diverse strategie. A volte quelli nel pozzo appendono il sacco a una corda e le persone che sono su lo tirano fuori. Attualmente, esiste un sistema chiamato “Palan” che usiamo per sollevare rapidamente i sacchi pieni di minerali. Tuttavia, questa pratica è costosa poiché richiede un motore e del carburante. Le condizioni sono molto difficili e lavoriamo in spazi molto ristretti.

Nelle miniere, siamo vittime di diverse malattie, come la tubercolosi, a causa della polvere contaminata dai metalli e del trasporto di carichi pesanti.

(N.d.R. Le polveri derivanti dalla lavorazione delle pietre per l’estrazione dei minerali compromettono i polmoni e il sistema immunitario, aumentando il rischio di contrarre malattie infettive come la tubercolosi.)

La vita è molto dura nella miniera, ma lavoriamo per mancanza di alternative. Per esempio, ieri mentre scendevo, uno dei miei fratelli è scivolato ed è caduto nel pozzo, rompendosi l’anca. Non c’è assistenza medica e ognuno deve prendersi cura di sé stesso.

Al momento, nelle miniere artigianali, le condizioni sono estremamente difficili. Non abbiamo spazio, tutti questi scavatori che vedete lavorare nella cava di Mutoshi operano in uno spazio di soli 500 metri quadrati. Questa promiscuità crea un completo disordine. Le condizioni in cui lavoriamo non sono buone.

(N.d.R. Nel caso della miniera di Mutoshi, si stima in media che lavorino circa 2700 persone al giorno, ma il numero è soggetto a diverse variazioni. Se consideriamo che in un concerto o raduno si calcola un massimo di 4 persone per metro quadrato, in questo caso, 2700 persone equivarrebbero a 5,4 persone per metro quadrato.)

Ai bambini è vietato entrare nella cava di Mutoshi, ma alcuni di loro entrano molto presto la mattina, prima dell’arrivo degli agenti di sicurezza, ed escono la sera verso le 17 dopo la loro partenza. Questo avviene perché nella nostra cava non ci sono forze di polizia. Ci sono i cosiddetti “Mobiles”, membri civili della cooperativa che svolgono il ruolo di capi o supervisori degli scavatori. È un’anarchia, ed è sorprendente che si utilizzino civili per supervisionare e garantire la sicurezza di altri civili.

Non è bene che i bambini entrino nelle miniere o svolgano lavori pesanti, è incompatibile con la loro età, ma alcuni di loro lo fanno a causa della mancanza di possibilità economiche dei genitori. Still I Rise è un’organizzazione che ci ha aiutato a far entrare i nostri figli nel mondo della scuola e del lavoro, consentendo loro di diventare persone realizzate in futuro.

Grazie a Still I Rise, i nostri figli sono passati dall’ignoranza all’istruzione. Non sapevano né leggere né scrivere, ma ora si esprimono bene, parlano bene il francese e coltivano la loro intelligenza. Questo ci dà gioia, e siamo molto grati a Still I Rise. Quando l’organizzazione è arrivata, avevamo perso la speranza, ma ora ci fa sentire fiduciosi.

Still I Rise dà vita ai bambini e li trasforma.

Mi aspetto che mio figlio continui gli studi fino alla fine. Voglio che Still I Rise continui a sostenere i bambini al cento per cento, come fa ora. Prego affinché possano realizzare il loro progetto di sostegno ai bambini. Non possiamo pretendere nulla da loro ma sappiamo che hanno un grande cuore. Che Dio li benedica mentre fanno cose buone e raggiungono la conclusione del loro progetto con i bambini».

Cosa puoi fare?
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