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Il nuovo
report
di Still I
Rise

Nel mondo, oltre 250 milioni di bambini
sono privati del diritto all’istruzione.
Focus sulle situazioni delle comunità
supportate in Yemen, RDC, Colombia,
Kenya e Siria.

I dati della disuguaglianza

Quali sono le sfide dell’istruzione a livello globale, tra migrazione, conflitti e lavoro minorile? A questo e altri quesiti è dedicato il report interattivo “Raccontare il Presente, cambiare il Futuro”, pubblicato dall’organizzazione non profit Still I Rise, a pochi giorni dalla Giornata Internazionale delle Donne.

Il report sottolinea la necessità di interventi concreti per garantire il diritto all’istruzione ai bambini più vulnerabili, con un’attenzione alla disparità di genere, e lo fa a partire dai dati raccolti dalle Scuole di Still I Rise in Yemen, Siria, Repubblica Democratica del Congo, Kenya e Colombia.

A livello globale, sono infatti oltre 250 milioni i bambini che non frequentano la scuola e per le ragazze l’accesso all’istruzione è ancora più complicato: nel mondo, l’11,8% di bambine e adolescenti tra i 6 e i 17 anni non frequenta la scuola e si stima che su 754 milioni di adulti analfabeti, quasi due terzi siano donne (fonte Unesco 2024).

Povertà estrema e instabilità non facilitano l’accesso all’istruzione: circa 47,2 milioni di minori sono sfollati a causa di guerre e conflitti, mentre gran parte dei bambini fuori dai percorsi scolastici vive con meno di 2,15 dollari al giorno.

“Questa condizione non è solo una statistica: rappresenta milioni di vite senza l’opportunità di costruire un futuro migliore. I dati offrono uno spaccato della disuguaglianza educativa che caratterizza il nostro tempo, evidenziando una crisi che richiede interventi immediati”, afferma Giulia Cicoli, co-fondatrice di Still I Rise. 

L’organizzazione opera in alcuni dei contesti più difficili al mondo, portando istruzione gratuita e di qualità ai bambini più vulnerabili. Il report si concentra sugli studenti e le famiglie che afferiscono alle sue scuole. Di seguito, alcuni dati emersi.

Yemen

Il 66% delle famiglie assistite dall’organizzazione è sfollato interno e il 36% dipende interamente dagli aiuti umanitari. Il reddito medio mensile della famiglia è di 200-300 euro al mese e molti bambini dai 12 anni in su, ma talvolta anche a partire dagli 8 anni, non hanno altra scelta che lavorare per aiutare la famiglia a sopravvivere. Questo fenomeno compromette la loro salute e impedisce anche l’accesso all’istruzione. 

Critica anche la condizione delle donne: come emerge dalle interviste realizzate alle famiglie afferenti alla scuola di Still I Rise, il 72% delle donne non ha mai frequentato la scuola e nel 54% dei casi si è registrato il fenomeno dei matrimoni precoci. Questa usanza è spesso percepita come unica soluzione alla povertà estrema, ma comporta la perdita di opportunità educative e un futuro incerto per molte ragazze.

R.D. Congo

La migrazione interna verso i poli minerari come Kolwezi ha portato molte famiglie a condizioni di estrema precarietà. Della popolazione afferente alla scuola di Still I Rise, il 70% delle famiglie lavora stabilmente nelle miniere. I minori iniziano a lavorare in media all’età di 13 anni e casi estremi segnalano bambini di 1-2 anni coinvolti nell’attività. 

L’accesso all’istruzione è una grande sfida soprattutto per le donne: del campione intervistato, più del 30% non ha mai frequentato la scuola, mentre una quota significativa non ha mai superato la scuola primaria. Inoltre, Il matrimonio precoce è ampiamente diffuso e le donne si ritrovano a ricoprire il ruolo di capofamiglia nel 53,5% dei casi a causa dell’abbandono del coniuge, della sua migrazione per motivi di lavoro o del suo decesso. Questa condizione espone le donne a un carico significativo di responsabilità economiche e sociali, spesso aggravato dalla mancanza di opportunità lavorative dovuta a un accesso limitato all’istruzione.

Colombia

Con un reddito medio di soli 278 euro al mese, qui molte delle famiglie coinvolte nello studio lottano per garantire i bisogni primari. La dipendenza da lavori informali e saltuari lascia migliaia di bambini senza prospettive future. La bassa scolarizzazione, con il 50% delle famiglie che ha lasciato la scuola prima dei 16 anni, limita le opportunità di lavoro qualificato, rafforzando il ciclo della povertà intergenerazionale. 

Tra le famiglie intervistate, il 94% è guidato da donne, anche nel caso in cui vi sia il compagno o il marito. Il distretto di Ciudad Bolívar (Bogotà) evidenzia un forte squilibrio nella gestione familiare, dove le donne affrontano il peso economico della gestione famigliare senza supporto stabile, spesso in condizioni di vulnerabilità sociale ed economica. Nel 54% dei casi, inoltre, la maternità è arrivata nell’età dell’adolescenza.

Kenya

Nella baraccopoli di Mathare a Nairobi dove vivono oltre 500.000 abitanti, l’80% delle famiglie vive in baracche di lamiera con una sola stanza, con scarso accesso all’acqua corrente e largo utilizzo di latrine pubbliche condivise. Solo il 50% dei bambini completa la scuola primaria e molti lavorano per contribuire al reddito familiare, occupandosi di raccolta rifiuti o lavori nei mercati. 

Sei ragazze adolescenti su dieci non hanno accesso a prodotti per l’igiene mestruale, fattore che ne limita la frequenza scolastica, e per le donne è molto difficile anche accedere ai servizi di assistenza prenatale e postnatale, con conseguente rischio di complicazioni durante la gravidanza e il parto. La violenza di genere è un ulteriore ostacolo: il 40% delle ragazze tra i 12 e i 18 anni ha subito molestie o violenze fisiche.

Siria

Oltre il 70% delle abitazioni nel Paese è stato danneggiato o distrutto dalla guerra. Il 90% della popolazione vive sotto la soglia di povertà, mentre il salario medio mensile è inferiore ai 20 dollari: 8 donne sfollate su 10 non hanno accesso a reddito stabile. 

A causa dell’assenza di risorse economiche, 1 bambino su 4 lavora per contribuire alla sopravvivenza della famiglia e il 60% delle bambine che vivono nei campi profughi non frequenta la scuola. Tra gli studenti di Still I Rise, il 98% vive in tenda e il 39% è orfano di padre o madre.

Un richiamo all’azione

Il report “Raccontare il Presente, cambiare il Futuro” evidenzia l’urgenza di intervenire per spezzare il ciclo di povertà e marginalizzazione che compromette il futuro di milioni di bambini. “Investire nell’istruzione è fondamentale per garantire opportunità e costruire società più eque”, conclude Giulia Cicoli. “In Yemen, Siria, Kenya, Repubblica Democratica del Congo e Colombia milioni di giovani portano sulle spalle il peso del dolore, ma anche la forza per riscrivere la propria storia e reclamare i propri sogni rubati. Continueremo a combattere contro ogni guerra, contro il lavoro minorile e contro tutte le ingiustizie che impediscono ai bambini di sviluppare il loro pieno potenziale.”

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