
SIRIA
Un Paese in ginocchio. Una speranza che resiste.
Una crisi lunga più di un decennio

I bambini in prima linea
A livello nazionale, 2,4 milioni di bambini siriani non frequentano la scuola. Nel Nord-Ovest, si stima che 1 bambino su 2 sia fuori dal sistema scolastico. Intere generazioni stanno crescendo senza un’istruzione formale, spesso costrette a lavorare, sposarsi precocemente o cercare di sopravvivere in ambienti estremamente pericolosi.
La caduta del regime non ha cambiato questa realtà: nelle aree più instabili, le scuole restano luoghi pericolosi, danneggiati o requisiti da gruppi armati. Le famiglie, disperate, sono costrette a scegliere tra educazione e sopravvivenza.

Emergenza umanitaria in stallo
La crisi umanitaria in Siria resta tra le peggiori al mondo. L'accesso a cibo, acqua, cure sanitarie e rifugi sicuri è limitato o assente. Le epidemie – come il colera e la dissenteria – sono in aumento, soprattutto tra i bambini e gli anziani. I prezzi dei beni di prima necessità sono schizzati alle stelle, e molte famiglie non riescono più a sfamare i propri figli. Le cliniche locali sono sovraffollate, con pochi medici e quasi nessun farmaco.

Il Nord Ovest: epicentro dell'emergenza
Il Nord-Ovest della Siria, in particolare le province di Idlib e Aleppo, ospita oltre 4,5 milioni di persone, di cui più di 3,4 milioni sono sfollati. Si tratta dell’area dove l’emergenza è più acuta: qui si concentra quasi la metà di tutti gli sfollati siriani. La maggior parte vive in campi informali o rifugi improvvisati, senza accesso a servizi di base. L’80% della popolazione sono donne e bambini: le categorie più vulnerabili, esposte a violenze, matrimoni precoci, lavoro minorile e mancanza di istruzione. Il Nord-Ovest è oggi una delle aree più isolate e vulnerabili del pianeta.

Dopo la caduta del regime
Il 2024 ha segnato un evento storico per la Siria: la caduta del regime di Bashar al-Assad. Questo cambiamento epocale, accolto con manifestazioni di gioia in molte zone del Paese, non ha però portato con sé una ripresa immediata. Nel Paese l’aiuto internazionale fatica ad arrivare. Il sistema sanitario è inesistente, il sistema scolastico frammentato, l’accesso ai beni primari condizionato. Molte famiglie che speravano in un ritorno a casa sono state costrette a rimanere nei campi. La speranza si è trasformata in attesa, l’attesa in sopravvivenza quotidiana. È necessario un impegno globale per garantire una transizione che metta al centro i diritti umani, la protezione dei civili e il futuro delle nuove generazioni.