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SIRIA

Un Paese in ginocchio. Una speranza che resiste.

Una crisi lunga più di un decennio

Dopo 14 anni di conflitto, la Siria è oggi uno dei Paesi più devastati al mondo. Circa 16,7 milioni di persone – oltre il 70% della popolazione – hanno bisogno di assistenza umanitaria per sopravvivere. Più di 7 milioni sono sfollati interni, mentre altri 5,6 milioni vivono come rifugiati all’estero. L’economia è al collasso, il sistema sanitario è al limite, l’accesso all’acqua, al cibo e all’elettricità è gravemente compromesso. Quasi 6 milioni di bambini siriani sono colpiti direttamente dalle conseguenze del conflitto: un’intera generazione cresciuta tra violenza, fame e interruzioni scolastiche.

I bambini in prima linea

A livello nazionale, 2,4 milioni di bambini siriani non frequentano la scuola. Nel Nord-Ovest, si stima che 1 bambino su 2 sia fuori dal sistema scolastico. Intere generazioni stanno crescendo senza un’istruzione formale, spesso costrette a lavorare, sposarsi precocemente o cercare di sopravvivere in ambienti estremamente pericolosi.
La caduta del regime non ha cambiato questa realtà: nelle aree più instabili, le scuole restano luoghi pericolosi, danneggiati o requisiti da gruppi armati. Le famiglie, disperate, sono costrette a scegliere tra educazione e sopravvivenza.

Emergenza umanitaria in stallo

La crisi umanitaria in Siria resta tra le peggiori al mondo. L'accesso a cibo, acqua, cure sanitarie e rifugi sicuri è limitato o assente. Le epidemie – come il colera e la dissenteria – sono in aumento, soprattutto tra i bambini e gli anziani. I prezzi dei beni di prima necessità sono schizzati alle stelle, e molte famiglie non riescono più a sfamare i propri figli. Le cliniche locali sono sovraffollate, con pochi medici e quasi nessun farmaco. 

Il Nord Ovest: epicentro dell'emergenza

Il Nord-Ovest della Siria, in particolare le province di Idlib e Aleppo, ospita oltre 4,5 milioni di persone, di cui più di 3,4 milioni sono sfollati. Si tratta dell’area dove l’emergenza è più acuta: qui si concentra quasi la metà di tutti gli sfollati siriani. La maggior parte vive in campi informali o rifugi improvvisati, senza accesso a servizi di base. L’80% della popolazione sono donne e bambini: le categorie più vulnerabili, esposte a violenze, matrimoni precoci, lavoro minorile e mancanza di istruzione. Il Nord-Ovest è oggi una delle aree più isolate e vulnerabili del pianeta.

Dopo la caduta del regime

Il 2024 ha segnato un evento storico per la Siria: la caduta del regime di Bashar al-Assad. Questo cambiamento epocale, accolto con manifestazioni di gioia in molte zone del Paese, non ha però portato con sé una ripresa immediata. Nel Paese l’aiuto internazionale fatica ad arrivare. Il sistema sanitario è inesistente, il sistema scolastico frammentato, l’accesso ai beni primari condizionato. Molte famiglie che speravano in un ritorno a casa sono state costrette a rimanere nei campi. La speranza si è trasformata in attesa, l’attesa in sopravvivenza quotidiana. È necessario un impegno globale per garantire una transizione che metta al centro i diritti umani, la protezione dei civili e il futuro delle nuove generazioni.

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Denunciamo per non dimenticare

Denunciamo quotidianamente i continui attacchi sulla popolazione civile e chiediamo che gli aiuti umanitari siano garantiti in modo costante e liberi da influenze politiche. Ogni anno in occasione dell’anniversario della guerra in Siria pubblichiamo un rapporto volto ad aggiornare il pubblico e i media sull’attuale situazione umanitaria e del conflitto nel Paese con un focus sul Nord Ovest della Siria.

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