La situazione
Ogni giorno, milioni di bambine crescono come se avessero un’ombra addosso: niente scuola, matrimoni imposti troppo presto, povertà che spegne i sogni prima ancora dei compleanni. Offrire loro un’aula, un banco, un libro, non è un gesto “educativo”: è come aprire una finestra in una stanza buia. Entra aria, entra luce, entra possibilità.
Yemen – Tra guerra e matrimoni precoci
In Yemen la guerra ha svuotato interi quartieri: se percorressi una strada di cento case, ne troveresti più di sessanta abbandonate. Quelle famiglie oggi vivono quasi tutte in campi profughi, città di tende nate in fretta che sono diventate la loro normalità.
La scuola è un’altra grande assente. In un edificio pensato per cento studentesse, ne troveresti in classe appena una trentina. Le altre non hanno mai potuto iniziare o hanno smesso presto, spesso perché un matrimonio arrivava prima dei libri.
La povertà completa questo quadro: in un gruppo di trenta tende, quasi dieci vivono solo grazie agli aiuti e in altrettante potresti trovare un bambino che lavora per contribuire alla sopravvivenza della famiglia.
È un’unica storia: case svuotate, tende affollate, scuole vuote. Ed è proprio qui che ogni bambina che riesce a sedersi a un banco rappresenta una possibilità che resiste.
Repubblica Democratica del Congo – Povertà mineraria e forza femminile
A Kolwezi, le miniere non sono “fuori città”: sono parte del paesaggio quotidiano. Se ti affacciassi da una finestra qualsiasi, potresti vedere scavi profondi quanto campi da calcio e persone che entrano e escono con sacchi di minerale sulle spalle. Sette famiglie su dieci vivono così vicine alle miniere che la polvere si posa ogni giorno su vestiti, piatti, pensieri.
I ragazzi crescono con il rumore dei martelli e il rischio dei crolli. In una classe piena di tredicenni, metà di loro avrebbe già lavorato almeno una volta sottoterra. Il lavoro infantile non è un episodio, è un’abitudine.
Eppure, nelle scuole di Still I Rise, oltre il 90% gli studenti arrivano ogni mattina. Anche quando piove, quando manca l’elettricità a casa, quando la notte ha portato problemi. Le aule si riempiono perchè sono un porto sicuro.
Asalah – Lo Yemen e il coraggio di studiare
Asalah vive in uno di quei campi profughi yemeniti che sembrano città disegnate a matita: linee sottili, tutto fragile, tutto temporaneo. Ogni mattina percorre lo stesso sentiero di terra, passando tra tende che si assomigliano tutte, riconoscendo le voci prima dei volti.
Sa che molte donne intorno a lei non hanno mai avuto un banco né un quaderno. Sa che molte sue coetanee si sono sposate quando ancora giocavano con le bambole. Lei no. Lei stringe forte i libri, come se fossero una chiave.
«Voglio che finisca il sistema che costringe le bambine a sposarsi invece di poter studiare», ci ha detto.
Nelle nostre aule, Asalah trova uno spazio dove può concentrarsi sullo studio e sentirsi al sicuro. Qui, può esprimersi liberamente e ricevere il sostegno di insegnanti che credono nelle sue capacità. Per lei, l’educazione è una possibilità concreta di costruire il proprio futuro, di scegliere e di partecipare al cambiamento della sua comunità.
Ilunga – Il coraggio di chi cresce accanto alla forza delle donne
A Kolwezi vive Ilunga. La sua vita è intrecciata con quella di donne che ogni giorno fanno turni massacranti per dare qualcosa ai figli: un pezzo di carbone venduto al mercato, qualche moneta guadagnata in miniera.
Nel nostro programma, la maggior parte di queste donne non ha terminato nemmeno le elementari. È una situazione che, in Italia, equivarrebbe a incontrare adulti che non hanno mai potuto imparare a leggere un giornale o a scrivere una domanda di lavoro. Molte mantengono da sole la propria famiglia, assumendo responsabilità enormi fin da giovanissime.
Osservando la determinazione di queste donne, Ilunga ha capito cosa significa avere un’opportunità. «Ogni giorno vado a scuola. E se non riesco, mi sforzo finché non ci riesco», racconta.
Nella scuola di Still I Rise, Ilunga impara che la parità non è solo un diritto delle donne, ma una responsabilità di tutti. È guardando la forza di sua madre che comprende quanto l’educazione possa cambiare non solo la vita delle ragazze, ma quella di intere famiglie e comunità.
Ilunga sogna di diventare ingegnere meccanico, per costruire — letteralmente — un futuro diverso, fatto di possibilità, dignità e lavoro.
Il filo che unisce due mondi
Asalah e Ilunga non si conoscono. Lei vive tra le tende, lui tra le miniere. Lei sogna uno stetoscopio, lui una macchina da progettare. Ma parlano la stessa lingua: quella dell’istruzione come possibilità, come libertà, come futuro.
Quando una bambina o un bambino entra in aula, non cambia solo la propria storia. Cambia la traiettoria dell’intera comunità
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